Professionalizzare il lavoro casalingo: primo passo verso un necessario RE-WELFARING

Perché è necessario e perché conviene.
Perché cominciando con il riconoscere valore giuridico al lavoro casalingo, riconoscendo una remunerazione e quindi professionalizzandolo, si darebbe finalmente dignità a milioni di donne, casalinghe per necessità, le quali, silenziosamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, contribuiscono allo sviluppo della famiglia.
Professionalizzando il lavoro casalingo, quindi, laddove questo viene esercitato nell’ambito di una famiglia monoreddito:
-        Si assicurerebbe parità di diritti economici e pensionistici alla persona che al pari del coniuge lavoratore, contribuisce alla crescita della famiglia (nucleo principale e fondante di ogni sistema sociale);
-        Si renderebbe disponibile un numero inestimabile di posti di lavoro, contribuendo così alla riduzione della forbice tra domanda ed offerta di lavoro;
-        Si contrasterebbe il lavoro sommerso.

Retribuire e contribuire tale forma di lavoro lo si potrebbe fare da subito attraverso i voucher emessi dall’Inps o attraverso altri strumenti tecnici.
La copertura finanziaria andrebbe ricercata attraverso la soppressione di ogni ammortizzatore sociale (indennità di disoccupazione, cassa integrazione, mobilità, assegni famigliari, pensioni sociali e quant’altro) Le stesse pensioni di reversibilità subirebbero gli effetti di una tale riforma perché entrambi i coniugi sarebbero titolari di una posizione pensionistica.
Il saldo della spesa pubblica se non invariato potrebbe addirittura risultare positivo  ma gli effetti non si limiterebbero ad una semplice riduzione o redistribuzione della spesa perché una riforma di tale tenore andrebbe ad incidere direttamente sul tessuto sociale.
IL LAVORO, finalmente, rappresenterebbe un diritto dettato dalla scelta piuttosto che dalla necessità.
Segnerebbe anche una inversione epocale rispetto al modo di pensare, inciderebbe ritengo positivamente sulle scelte dei giovani e meno giovani, favorirebbe la famiglia piuttosto che il singolo individuo, contribuirebbe al raggiungimento della parità di diritti tra uomini e donne laddove anche l’uomo, potrà liberamente scegliere tra il lavoro casalingo e quello tradizionale in concorso con la donna.
Si affermerebbe insomma, una volta per tutte, il principio che lo Stato sostiene e conferisce valore al lavoro “durevole”  piuttosto che sostenere ed  incoraggiare impropriamente la sussistenza.
Contribuirebbe, infine, in modo efficace e definitivo a far emergere tutto quel lavoro nero che viene generato non per evadere le tasse ma per mantenere il diritto agli ammortizzatori sociali.
Coloro che perdono un lavoro e che oggi si vedono “costretti” a mille attività sommerse per vedersi “garantire” lo status di disoccupato, domani, liberati da questo interesse vizioso, saranno liberi di prestare qualsiasi opera alla luce del sole.

Taluni gruppi invocano la nascita di nuove sussistenze ma queste non produrrebbero nuove economie né nuovi posti di lavoro. Al massimo contrasterebbero l’emergenza povertà per un breve periodo temporale ma non produrrebbero una efficacia strutturale anzi, alimenterebbero ulteriormente l’aspettativa del gratuito sussidio.
A tal proposito, infatti, va considerato che non si acquisisce il diritto ad un reddito solo perché si è cittadini, lo si ottiene perché si fa qualcosa. Tanto è non perché lo regolamenta la legge ma perché il diritto ad una remunerazione, quale corrispettivo per una qualche opera prestata, poggia certamente, nell’alveo delle leggi naturali che, di per sé, risultano immodificabili.

Commenti

  1. DICONO DI ME, delicatezza, sensibilità, estro e passione. Sono le caratteristiche di Michele Bortone, irpino trapiantato ormai in Svizzera, balzato agli onori della cronaca per aver composto una canzone in memoria della Principessa Diana. “L’amore”, questo il titolo del brano, è cantata da Manuela Barbaro e fa parte della compilation di otto pezzi “Il meglio di Michele Bortone”.
    Michele Bortone, dotato di viva intelligenza, d’ingegno creativo ed eclettico, oltre a questa ha scritto tante altre poesie di rara semplicità e purezza lirica,vive a Lugano, ma proviene dalla verde Irpinia, terra di tanti personaggi (basta ricordare Guido Dorso e Francesco De Sanctis). Nato a Lacedonia, emigrato a Lugano dal 1968, inizia la sua carriera nel 1980 incidendo un disco dal titolo “Pazzo Amore”. Da quel momento le collaborazioni con noti artisti quali Little Tony e Carmelo Zapulla hanno portato Bertone a numerosi riconoscimenti e premi. In un’intervista, rilasciata alla televisione Svizzera, dice, fa l’altro, che odia isolarsi, che ama vivere tra la gente e vorrebbe che il mondo vivesse in pace. A Lugano ha creato, insieme a altri lacedoniesi, l’Associazione Culturale Lacedonia. Fra l’altro è l’ideatore del progetto del Premio Internazionale di poesia, narrativa, pittura e musica “Francesco De Sanctis” ed attuale presidente della “Associazione lacedoniesi e Campani nel Mondo”. È stato il direttore artistico del festival Internazionale della canzone “Ci incontriamo a Lugano”, si occupa del lancio di nuove leve nel mondo dello spettacolo.

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