La Moneta “Liquida”

Sempre per giocare (ma non troppo) con i concetti di Bauman, mi viene in mente che, per quanto attiene la moneta, non solo si è perso l’antico concetto solido dell’oggetto (era detta sonante perché essendo di metallo faceva rumore) ma sempre più, con l’aumento della sua velocità, anche quello moderno della liquidità (bene definito liquido per antonomasia). La moneta, oggi, è sempre più virtuale. Chi si ritrova in tasca due, dico due sole banconote da 500 euro, ha grosse difficoltà a spenderle insieme. Il contante, oggi, superata la soglia di mille euro, è infatti, un bene da contrabbandare.

Si è fissata la soglia a 1.000 euro anziché a 500 probabilmente per non rendere fuori corso la banconota. Limitare l’uso del contante favorisce si, la tracciabilità dei capitali e certamente è efficace per contrastare l’evasione fiscale ma quanta “liquidità” e con essa quanti interessi, saranno trasferiti altrove? Nessuno può stimarlo, possiamo solo dire che la moneta, detenuta legalmente o illegalmente, proprio perché liquida, non si può incatenare. Se subisce limitazioni alla circolazione in un’area trova la sua strada, il suo corso, in altre aree più ospitali. E se anche i piccoli capitali (quelli dei piccoli imprenditori) vengono scoraggiati, siamo proprio sicuri di poter reggere il sistema economico e sociale locale oltre che la concorrenza globale, con i soli redditi medio bassi dei lavoratori (sempre meno) e dei pensionati (sempre più)?

Si dice che andrebbero incoraggiati gli investimenti, soprattutto quelli provenienti dall’estero, ma quale dovrebbe essere il profilo dell’investitore ideale per il nostro Sud, per l’Italia e per l’Europa?

Si incentiva l’uso della moneta virtuale né più né meno di come, non molto tempo fa, si invitavano i cittadini a spendere per sostenere i consumi. Spendere (consumare) a prescindere. Anche senza soldi. Si pensava che incentivando il consumo si potesse risollevare l’economia. E’ esattamente il contrario. E un’economia sana, equilibrata, uno stato sociale affidabile nel tempo che favorisce i consumi. Il boom degli anni ’60 nasce dalla ricostruzione post bellica (quindi dall’attività produttiva) non di certo dagli incentivi al consumo o dalle campagne pubblicitarie. Queste politiche quindi, andrebbe ammesso, si sono dimostrate irragionevoli, senza futuro. I cittadini dovrebbero spendere in virtù della loro capacità di reddito non già in virtù dei loro desideri. Insomma, proverei certamente anch’io un gran piacerebbe nel possedere un Jet privato ma sarei uno sciagurato se pensassi di comprarlo con mini rate da 99 euro al mese (ed ancora più sciagurato colui che mi inviterebbe a farlo).
Sostenere in questo modo i consumi, incentivando i prestiti, il pagamento rateale, le carte di credito, era ed è una cartina di torna sole. Gli Stati Uniti lo hanno sperimentato per esempio, con la facile elargizione dei mutui immobiliari e quindi con il collasso del sistema finanziario. Altro riscontro ci viene dal fatto che anche le misure incentivanti per questa o quella categoria di beni (auto, elettrodomestici, ristrutturazioni, ecc..) , esaurita la spinta iniziale, non producono i risultati durevoli sperati. Le produzioni continuano ad essere fatte altrove perchè si fanno dove “conviene” farle e, in altre parole, il valore aggiunto, obiettivo finale di qualsiasi iniziativa economica, viene maturato e speso altrove, lasciando a noi sempre più il solo ruolo di consumatore finale.

Allo stesso modo, quindi, temo che limitare l’uso della moneta fisica, non produrrà affatto processi virtuosi per l’economia. Ingrosserà i profitti di chi sarà chiamato a gestire le carte elettroniche (le banche) ma non spiegherà reali effetti positivi, né immediati né durevoli. Non favorirà di certo l’ingresso di “vecchi” e nuovi capitali e lascerà sul tappeto il problema della crescita e della stabilità.

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