A proposito dell’evasione fiscale

E’ ormai chiaro a tutti che per l’attuale governo, la lotta all’evasione fiscale, è la madre di tutte le battaglie, bene. Ma lasciar passare il concetto che è attraverso la lotta all’evasione fiscale che si svilupperanno cicli economici e sociali virtuosi, lo trovo francamente pretestuoso e fuorviante.

Si snocciolano cifre iperboliche sulla base di pure e semplici teorie statistiche.
Non solo, vengono estratte e decontestualizzate così da renderle assolutamente “ibride”.
Da ciò che si sente dai Tg, da ciò che si legge sui giornali, pare che i redditi del sommerso si attestino intorno ai 300 miliardi di euro e che quindi le relative imposte sottratte al fisco si aggirino intorno ai 120 miliardi di euro l’anno. Quanto basta (più o meno) per pagare gli interessi annui del debito pubblico. Non ho elementi per confermare o smentire queste cifre ma la faccenda, così come esposta, mi pare troppo semplice. Qualora fosse vero, se davvero fosse vero che i redditi sottratti al fisco rappresentano il 18 – 20 % dell’intero Prodotto Interno Lordo italiano, siamo proprio sicuri che i redditi evasi appartengano tutti a persone capaci di pagare quel 47% di tasse che lo Stato ci chiede? E non mi si ripeta che se tutti pagassero le tasse tutti pagheremmo di meno ed avremmo più servizi. Nell’ultimo ventennio, le tasse sono aumentate eccome ma i servizi tendono sempre più a diminuire ed il debito pubblico sempre più ad aumentare. Lo slogan (perché di questo si tratta), è quindi smentito dai fatti. Piuttosto, siamo in grado di stimare il numero di contribuenti italiani che evade per “necessità” piuttosto che per “convenienza”? Siamo proprio certi che tutti gli evasori siano dei “parassiti della società”?
Alla signora che ci aiuta nelle pulizie domestiche settimanali (al di là degli obblighi contributivi per i quali mi propongo separate considerazioni), quanti di noi chiediamo la ricevuta? Non la chiediamo non perché siamo contenti per la signora che evade le tasse ma perché, conoscendola bene, sappiamo che di certo non naviga nell’oro, non conduce una vita agiata né tanto meno accumula cospicui risparmi. E’ semplicemente un cittadino-contribuente in evidente difficoltà che si aiuta come può. E come lei quanti artigiani e piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, sottraggono il loro piccolo Pil al fisco solo perché è l’unico modo per sopravvivere? Non esiste una stima in tal senso e se esiste viene svalutata.
Si sa di certo che è un fenomeno (quello dell’evasione fiscale) strettamente correlato alla produzione della ricchezza e che esiste da sempre. Perché possa essere definitivamente debellato sarebbe necessario raggiungere quella forma di democrazia “perfetta” che da sempre, in ogni epoca, l’uomo persegue. Immaginare uno stato sociale in cui tutti paghino le giuste tasse è come immaginare un grosso elefante sempre perfettamente pulito, lavato e disinfettato con l’amuchina, così da non essere portatore di alcun batterio. Insomma ipocrita utopia perchè sappiamo bene che così non può essere. L’elefante più è grande, più è sano e più mosche e batteri alimenta con il suo stesso corpo. Negli anni 60 e 70, quelli della crescita economica, l’evasione fiscale non veniva monitorata così come oggi ma certamente esisteva e si praticava alla grande. Ebbene, non è stata certamente quella a frenare la crescita economica, anzi.

Personalmente, lo dico sulla scorta della mia esperienza professionale, mi sono fatto l’idea che l’evasione fiscale sia un po’ come il colesterolo, c’è quello buono e quello cattivo.
L’evasione - colesterolo buono, è quello che i piccoli (ma tanti) contribuenti (imprenditori e non), praticano per sopravvivere senza dover chiedere ulteriori sussidi allo Stato o per migliorare con piccoli interventi, anche in economia, l’efficienza delle loro imprese. Quelli che se pagano un fitto hanno l’ambizione di acquisire un immobile proprio idoneo all’attività, quelli che sostituiscono attrezzature fatiscenti con altre più efficienti e che, pur di riuscirci, non esitano ad investire non solo i loro capitali più o meno sottratti al fisco ma anche ad indebitarsi con quelli da produrre in futuro e così facendo, re-immettono nel ciclo economico ciò che nel tempo hanno sottratto al fisco con una moltiplicazione di effetti positivi. Si badi, ciò avviene anche quando si costruiscono la mega villa o acquistano la barca, perché così facendo alimentano i consumi e quindi intere catene produttive. L’evasione – colesterolo cattivo, invece, è quello che viene praticato da quei soggetti (prevalentemente medie e grandi imprese) che, perché ben strutturati e monetizzati, presenti nei mercati mondiali, più che praticare l’evasione preferiscono il sistema dell’elusione. Il metodo dei costi gonfiati (sempre più spesso all’estero), delle consulenze milionarie, dei costi di Ricerca e Sviluppo di cui non si sa bene da chi, come e dove vengono sostenuti. Il metodo dell’ investimento e disinvestimento incentivato. Ecco, è questo il tipo di evasione che non lascia nulla sul territorio nazionale, che fa scomparire le risorse e che nel tempo genera la depressione nel peggiore dei modi possibili.

Commenti