La tragedia (vorrei dire l’ultima) di Lampedusa ha sconvolto, ancora una volta, il nostro Paese. Per la sua enormità ha creato l’ennesimo sussulto nell'animo delle nostre rappresentanze politiche. Per la sua enormità anche qualche politico europeo (di certo non tutti) si è sentito indignare l’animo.
Il Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, nel corso della sua visita, ha ricordato che l’Europa non può girarsi dall'altra parte. Ha anche detto però che il “problema” dell’immigrazione non può essere affrontato come il problema di un singolo paese europeo ma come un problema di tutti noi. Un problema dell’Europa. Ed è su questo punto, sul modo di vedere la questione dell’immigrazione che mi viene da fare qualche considerazione. Innanzi tutto, da che mondo è mondo, la migrazione di intere popolazioni impoverisce i Paesi di origine ed arricchisce i Paesi ospitanti. Certo, nell'immediato, la migrazione crea qualche problema di ospitalità, di adattamento e di precarietà nei Paesi ospitanti ma nel lungo periodo l’immigrazione produce indubbi e conclamati benefici. Gli Stati Uniti d’America, nonostante le immense ricchezze materiali, non sarebbero mai diventati quella formidabile potenza economica che è, senza la STRA-ordinaria immissione di risorse umane eterogenee tra loro. In misura ridotta, lo si registra anche in Germania, Francia, Inghilterra. La nostra stessa Italia settentrionale, il triveneto in particolare, deve il proprio elevato indice di ricchezza ANCHE all'immigrazione. Anche l’area asiatica, in fondo, con i suoi tassi di crescita economica a 2 cifre, non fa che confermare tale tesi visto che circa i 2/3 della popolazione mondiale “risorsa umana” vive in quell'area. Se tutti siamo quindi convinti su tale tipo di analisi, allora non possiamo che affermare che l’immigrazione NON E’ UN PROBLEMA. Ma se l’immigrazione non è un problema, qual è il problema di cui occuparsi, quello a cui porre rimedio?
A parer mio il problema non sta nell'immigrazione ma nell'emigrazione. Emigrazione delle risorse industriali e tecnologiche, emigrazione di capitali investiti altrove, emigrazione di know-how, emigrazione di “cervelli”.
Abbiamo già subito in un passato non troppo remoto le conseguenze dell’emigrazione di intere generazioni, sappiamo bene (dovremmo saperlo) quali conseguenze negative produce sul territorio. Oggi subiamo l’emigrazione di ricchezze e la sottovalutiamo.
In realtà, tale ultima forma di emigrazione anch'essa sregolata ed incontrollata, non è meno disastrosa dell’emigrazione registrata nei primi anni del ‘900 anzi, è più subdola e pericolosa.
Ci illudiamo di porre rimedio al fenomeno dell’immigrazione ponendo barriere, controlli, limitazioni. E’ una utopia. E’ come volersi riparare dall'acqua ponendo il cucchiaio sulla testa. Altro che gestire il fenomeno, lo subiremo in malo modo.
All'inizio dell’800 la popolazione mondiale era di circa 1 miliardo di persone, nei successivi cento anni siamo diventati circa 6 miliardi, nel 2011 eravamo 7 e tra 30 anni, le stime prevedono una popolazione di 9 miliardi. Gran parte di questa, indigente.
Il problema quindi, non sta nella pressione verso l’Europa da parte di popolazioni bisognose di tutto. Il problema sta nella nostra crescente incapacità di accogliere ed organizzare le “RISORSE” umane. Nella totale assenza di politiche globali che realmente considerino la necessità di migliorare la qualità della vita nei paesi in via di sviluppo. E’ in questo specifico contesto che vedo tutta l’inefficienza delle politiche nazionali ed europee.
Il Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, nel corso della sua visita, ha ricordato che l’Europa non può girarsi dall'altra parte. Ha anche detto però che il “problema” dell’immigrazione non può essere affrontato come il problema di un singolo paese europeo ma come un problema di tutti noi. Un problema dell’Europa. Ed è su questo punto, sul modo di vedere la questione dell’immigrazione che mi viene da fare qualche considerazione. Innanzi tutto, da che mondo è mondo, la migrazione di intere popolazioni impoverisce i Paesi di origine ed arricchisce i Paesi ospitanti. Certo, nell'immediato, la migrazione crea qualche problema di ospitalità, di adattamento e di precarietà nei Paesi ospitanti ma nel lungo periodo l’immigrazione produce indubbi e conclamati benefici. Gli Stati Uniti d’America, nonostante le immense ricchezze materiali, non sarebbero mai diventati quella formidabile potenza economica che è, senza la STRA-ordinaria immissione di risorse umane eterogenee tra loro. In misura ridotta, lo si registra anche in Germania, Francia, Inghilterra. La nostra stessa Italia settentrionale, il triveneto in particolare, deve il proprio elevato indice di ricchezza ANCHE all'immigrazione. Anche l’area asiatica, in fondo, con i suoi tassi di crescita economica a 2 cifre, non fa che confermare tale tesi visto che circa i 2/3 della popolazione mondiale “risorsa umana” vive in quell'area. Se tutti siamo quindi convinti su tale tipo di analisi, allora non possiamo che affermare che l’immigrazione NON E’ UN PROBLEMA. Ma se l’immigrazione non è un problema, qual è il problema di cui occuparsi, quello a cui porre rimedio?

Commenti
Posta un commento
Grazie per il commento!