Facciamo il punto. La nostra moneta è frazionata in 15 tagli:
- 8 tagli in monete metalliche (0.01, 0.02, 0.05, 0.10, 0.20, 0.50, 1.00, 2,00 €)
- 7 tagli in banconote (da 5, 10, 20, 50, 100, 200, 500 €)
Soffermandomi sul loro reale valore, mi accorgo che:
le prime 2 monete da 1 e 2 cent. in realtà, non hanno un reale valore di scambio perché non mi
viene in mente nulla, nessun bene o servizio che possa valere 1 o 2 centesimi. Se non troviamo,
quindi, alcun bene con cui possano essere scambiate, possiamo serenamente affermare che non
hanno un potere di acquisto proprio.
Quanto alle 2 banconote da 200 e 500 euro, la Banca d’Italia (che ricordiamo appartiene alle
banche), da circa due anni, con circolare interna destinata ai soli addetti ai lavori, per presunte
azioni collegate all’antiriciclaggio, ha invitato gli istituti di credito e gli uffici postali, ad accettarle in
pagamento ma non a distribuirle in riscossione.
Come dire che vanno tout- court ritirate dalla circolazione con buona pace per le leggi nazionali ed
europee che le regolamentano e per il loro potere di acquisto.
Se questo è, si può affermare che i tagli della nostra moneta, per circa un terzo, NON HANNO- 8 tagli in monete metalliche (0.01, 0.02, 0.05, 0.10, 0.20, 0.50, 1.00, 2,00 €)
- 7 tagli in banconote (da 5, 10, 20, 50, 100, 200, 500 €)
Soffermandomi sul loro reale valore, mi accorgo che:
le prime 2 monete da 1 e 2 cent. in realtà, non hanno un reale valore di scambio perché non mi
viene in mente nulla, nessun bene o servizio che possa valere 1 o 2 centesimi. Se non troviamo,
quindi, alcun bene con cui possano essere scambiate, possiamo serenamente affermare che non
hanno un potere di acquisto proprio.
Quanto alle 2 banconote da 200 e 500 euro, la Banca d’Italia (che ricordiamo appartiene alle
banche), da circa due anni, con circolare interna destinata ai soli addetti ai lavori, per presunte
azioni collegate all’antiriciclaggio, ha invitato gli istituti di credito e gli uffici postali, ad accettarle in
pagamento ma non a distribuirle in riscossione.
Come dire che vanno tout- court ritirate dalla circolazione con buona pace per le leggi nazionali ed
europee che le regolamentano e per il loro potere di acquisto.
POTERE DI ACQUISTO.
E’ un problema irrilevante? Può darsi. In fondo la “moneta” Lira o Euro che sia, non spiega di per
se un valore intrinseco. Un Euro non “vale” un euro ed un biglietto da 100 non “vale” 100 euro. Il
valore proprio è scollegato dal suo “valore di scambio”.
Eppure, proprio perché esprime un valore estrinseco, imposto non già dall’Istituzione che la
emette e la regola ma dal grado di riconoscimento che il popolo gli attribuisce, certamente
qualche acritica riflessione andrebbe fatta.
1. quando è entrato in vigore l’Euro, gli Stati Europei stabilirono il tasso di cambio con le vecchie
monete ma è stato il mercato (e quindi il corpo sociale) che nel tempo, ha stabilito quanto
euro attribuire ad un chilo di pane o ad un caffè. Certo, anche lo Stato ha fatto la sua parte
partecipando ad una speculazione apocalittica. Il costo di una raccomandata è passato nel giro
dei primi 2 anni dalle vecchie 2.800 £ alle 2.80 €. Lo stesso è accaduto per i bollettini di conto
corrente postale, per la benzina e per tutto il resto.
Fu fatta la moneta europea ma non si immaginarono norme interne ai singoli Paesi che la
regolamentassero. Si pensò di affidare tutto al “mercato” che però, essendo quello di
riferimento europeo e mondiale, prescinde dalle politiche e dalle dinamiche nazionali.
Volendo usare una banale metafora, mi pare che sia stato un po’ come dotarsi di una
Limousine immaginando di poterla utilizzare sia in autostrada che nei vicoli dei centri storici.
Così mi pare sia stato e queste sono le conseguenze. Una parte non irrilevante di questa
“moneta”, non è utilizzabile.
2. Mi si dirà che questo discorso è anacronistico. La moneta intesa nella sua struttura tradizionale
sta per essere del tutto superata. Si ricorrerà sempre più alla moneta elettronica. Ma questa
scelta sarà una soluzione alla criticità della moneta sopra spiegata o sarà un ulteriore fattore di
rischio per il valore chiamato ad esprimere e quindi per il suo riconoscimento universale?
Si può leggere una correlazione tra crisi economica e progressiva riduzione della moneta in
circolazione? Le restrizioni all’uso del contante, all’utilizzo degli assegni trasferibili, hanno
contribuito o no a questa crisi endemica?
La moneta è “liquido” vitale per il corpo sociale così come il sangue lo è per il corpo umano.
Ridurlo senza controllo (o sotto il controllo di poteri estranei al corpo sociale) è pericolosissimo, i
sintomi sono sotto gli occhi di tutti già da tempo ormai, se ne dovrebbe solo prendere atto.
Non illudiamoci di poter controllare la crisi economica ignorando il valore che la moneta esprime perché il corpo sociale, proprio come un corpo umano ammalato quando gli si somministra ripetutamente nel tempo una medicina sbagliata, collassa ed assume reazioni violente, non sempre gestibili o riparabili.
Se la circolazione della moneta è scarsa, non soltanto si riducono i consumi e le retribuzioni (quindi il valore del lavoro di tutti noi) ma si alimenta la depressione economica e sociale favorendo, alla fine, la delegittimazione dello Stato stesso. Insomma, un vero boomerang.
Il corpo sociale, per sua natura, reagisce e già se ne vedono i sintomi. I suicidi non smettono di
aumentare, il mercato immobiliare è crollato di circa di un terzo e con lui il valore delle nostre
case. Di contro, pare siano aumentate le permute di un + 25%.
E che cos’è la permuta se non una forma elementare di baratto?
La coldiretti, più volte, nel corso di quest’anno, ha sponsorizzato i mercatini dello scambio: io ti do
un chilo di patate e tu qualcosa di cui puoi farne a meno. E’ propaganda??? …..Di cosa?
Il rischio che si possa ricorrere a beni alternativi alla moneta già si manifesta concreto e reale.
Gli Stati Uniti d’America, hanno contrastato la crisi operando su due fronti: “pompando” dollari
per favorire l’inflazione e lasciando “semplicemente” fallire le banche.
Noi abbiamo fatto esattamente il contrario.
Il Giappone, che pur già aveva un debito pubblico stratosferico, ha deciso di lasciarlo lievitare
ulteriormente, senza limiti, finanziando investimenti.
Noi non abbiamo potuto né saputo fare alcunché. Ci siamo limitati solo a recepire direttive
imposte da altri in nome di una Unione Europea parziale ed iniqua.
Parziale, perché abbiamo eliminato le differenze di cambio tra le monete europee ma non
abbiamo certamente eliminato le cause che generavano tali differenze. E’ cambiato solo
l’indicatore. Prima, quotidianamente, gli organi d’informazione pubblicavano il cambio Lira –
Marco o Lira – Franco. Oggi, ci aggiornano sull’andamento dello spread, vale a dire la differenza di
rendimento dei titoli nazionali anziché la differenza delle monete nazionali.
Una Unione anche iniqua. Perché una norma generale produce effetti univoci se i destinatari sono
omogenei. Al contrario, non può produrre pari risultati se i destinatari vivono condizioni
economiche e sociali diverse.
In breve, una qualsiasi direttiva europea può produrre sacrifici sopportabili tra le economie forti,
che vedranno così i vantaggi attesi in un periodo ragionevolmente breve. La stessa direttiva, può
però strangolare irrimediabilmente Paesi, di per sé deboli, come la Grecia, il sud Italia, la Spagna o
il Portogallo, depauperando e svilendo così, il vantaggio atteso da quella stessa norma.
E’ un problema irrilevante? Può darsi. In fondo la “moneta” Lira o Euro che sia, non spiega di per
se un valore intrinseco. Un Euro non “vale” un euro ed un biglietto da 100 non “vale” 100 euro. Il
valore proprio è scollegato dal suo “valore di scambio”.
Eppure, proprio perché esprime un valore estrinseco, imposto non già dall’Istituzione che la
emette e la regola ma dal grado di riconoscimento che il popolo gli attribuisce, certamente
qualche acritica riflessione andrebbe fatta.
1. quando è entrato in vigore l’Euro, gli Stati Europei stabilirono il tasso di cambio con le vecchie
monete ma è stato il mercato (e quindi il corpo sociale) che nel tempo, ha stabilito quanto
euro attribuire ad un chilo di pane o ad un caffè. Certo, anche lo Stato ha fatto la sua parte
partecipando ad una speculazione apocalittica. Il costo di una raccomandata è passato nel giro
dei primi 2 anni dalle vecchie 2.800 £ alle 2.80 €. Lo stesso è accaduto per i bollettini di conto
corrente postale, per la benzina e per tutto il resto.
Fu fatta la moneta europea ma non si immaginarono norme interne ai singoli Paesi che la
regolamentassero. Si pensò di affidare tutto al “mercato” che però, essendo quello di
riferimento europeo e mondiale, prescinde dalle politiche e dalle dinamiche nazionali.
Volendo usare una banale metafora, mi pare che sia stato un po’ come dotarsi di una
Limousine immaginando di poterla utilizzare sia in autostrada che nei vicoli dei centri storici.
Così mi pare sia stato e queste sono le conseguenze. Una parte non irrilevante di questa
“moneta”, non è utilizzabile.
2. Mi si dirà che questo discorso è anacronistico. La moneta intesa nella sua struttura tradizionale
sta per essere del tutto superata. Si ricorrerà sempre più alla moneta elettronica. Ma questa
scelta sarà una soluzione alla criticità della moneta sopra spiegata o sarà un ulteriore fattore di
rischio per il valore chiamato ad esprimere e quindi per il suo riconoscimento universale?
Si può leggere una correlazione tra crisi economica e progressiva riduzione della moneta in
circolazione? Le restrizioni all’uso del contante, all’utilizzo degli assegni trasferibili, hanno
contribuito o no a questa crisi endemica?
La moneta è “liquido” vitale per il corpo sociale così come il sangue lo è per il corpo umano.
Ridurlo senza controllo (o sotto il controllo di poteri estranei al corpo sociale) è pericolosissimo, i
sintomi sono sotto gli occhi di tutti già da tempo ormai, se ne dovrebbe solo prendere atto.
Non illudiamoci di poter controllare la crisi economica ignorando il valore che la moneta esprime perché il corpo sociale, proprio come un corpo umano ammalato quando gli si somministra ripetutamente nel tempo una medicina sbagliata, collassa ed assume reazioni violente, non sempre gestibili o riparabili.
Se la circolazione della moneta è scarsa, non soltanto si riducono i consumi e le retribuzioni (quindi il valore del lavoro di tutti noi) ma si alimenta la depressione economica e sociale favorendo, alla fine, la delegittimazione dello Stato stesso. Insomma, un vero boomerang.
Il corpo sociale, per sua natura, reagisce e già se ne vedono i sintomi. I suicidi non smettono di
aumentare, il mercato immobiliare è crollato di circa di un terzo e con lui il valore delle nostre
case. Di contro, pare siano aumentate le permute di un + 25%.
E che cos’è la permuta se non una forma elementare di baratto?
La coldiretti, più volte, nel corso di quest’anno, ha sponsorizzato i mercatini dello scambio: io ti do
un chilo di patate e tu qualcosa di cui puoi farne a meno. E’ propaganda??? …..Di cosa?
Il rischio che si possa ricorrere a beni alternativi alla moneta già si manifesta concreto e reale.
Gli Stati Uniti d’America, hanno contrastato la crisi operando su due fronti: “pompando” dollari
per favorire l’inflazione e lasciando “semplicemente” fallire le banche.
Noi abbiamo fatto esattamente il contrario.
Il Giappone, che pur già aveva un debito pubblico stratosferico, ha deciso di lasciarlo lievitare
ulteriormente, senza limiti, finanziando investimenti.
Noi non abbiamo potuto né saputo fare alcunché. Ci siamo limitati solo a recepire direttive
imposte da altri in nome di una Unione Europea parziale ed iniqua.
Parziale, perché abbiamo eliminato le differenze di cambio tra le monete europee ma non
abbiamo certamente eliminato le cause che generavano tali differenze. E’ cambiato solo
l’indicatore. Prima, quotidianamente, gli organi d’informazione pubblicavano il cambio Lira –
Marco o Lira – Franco. Oggi, ci aggiornano sull’andamento dello spread, vale a dire la differenza di
rendimento dei titoli nazionali anziché la differenza delle monete nazionali.
Una Unione anche iniqua. Perché una norma generale produce effetti univoci se i destinatari sono
omogenei. Al contrario, non può produrre pari risultati se i destinatari vivono condizioni
economiche e sociali diverse.
In breve, una qualsiasi direttiva europea può produrre sacrifici sopportabili tra le economie forti,
che vedranno così i vantaggi attesi in un periodo ragionevolmente breve. La stessa direttiva, può
però strangolare irrimediabilmente Paesi, di per sé deboli, come la Grecia, il sud Italia, la Spagna o
il Portogallo, depauperando e svilendo così, il vantaggio atteso da quella stessa norma.
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